mercoledì 23 marzo 2016

L'intelligenza delle piante


Oggi voglio parlarvi di un argomento estremamente interessante, l'intelligenza del mondo vegetale.
Questo è un argomento su cui non sono stati fatti studi per tanto tempo perché, in un certo senso, abbiamo sempre dato per scontato che le piante non posseggano capacità di ragionamento.
Quando vediamo una pianta, quello che notiamo è la parte che esce dalla terra, il suo fusto e le sue foglie. Non la vediamo muoversi o reagire agli stimoli dell'ambiente circostante e quindi finiamo per concludere che siano esseri un in certo senso "insensibili". La parte straordinaria delle piante si trova invece sotto la superficie. Le radici sono il corrispettivo del cervello animale. Il Dottor Mancuso, con l'Università di Firenze, ha condotto degli studi veramente interessanti su questo argomento.
La neurobiologia vegetale ha scoperto che in ciascun apice radicale c'è una zona, detta di transizione, in cui le cellule hanno caratteristiche neuronali. Mettono cioè in atto una trasmissione sinaptica identica a quella dei tessuti neuronali animali. L'impulso scorre nel cervello della pianta (le radici) attraverso delle molecole (i neurotrasmettitori) molte delle quali sono le stesse con cui comunicano i neuroni animali. In questi apici troviamo glutammato, glicina, sinaptotagmina, gaba e acetilcolina.
Una prova di intelligenza vegetale è del resto il comportamento in caso di difficoltà.
Le piante agiscono infatti con lo stesso sistema prova-errore degli animali: davanti a un problema procedono per tentativi fino a trovare la soluzione ottimale di cui, poi, si ricordano quando si presenta una situazione simile. Per esempio, se manca l'acqua aumentano lo spessore dell'epidermide e ne chiudono gli stomi (aperture) evitando la traspirazione, riducono poi il numero delle foglie aumentando quello delle radici per esplorare nuove zone.
Viene da chiedersi però se non si tratti di stimoli puramente meccanici. Alla domanda i ricercatori hanno risposto di no.
Si tratta di un comportamento intelligente; se le radici dovessero solo cercare acqua potrebbe essere solo automatico ma devono trovare anche ossigeno, nutrienti minerali, crescere secondo il senso della gravità, evitare attacchi e valutare quindi contemporaneamente molti fattori. Le comunicazioni chimiche che le piante si scambiano attraverso l'aria e la terra sono messaggi sullo stato di salute o sull'attacco di parassiti. Se sono attaccate da patogeni, comunicano con le altre piante della loro stessa specie con gas e sostanze volatili che c'è pericolo, invitandole ad aumentare le difese immunitarie. I vegetali dimostrano così di essere anche sociali. Sociali ma non necessariamente socievoli. Essendo esseri territoriali, le piante si mandano messaggi del tipo “qui ci sono io”emettendo sostanze disciolte nel terreno. Le radici intercettano le comunicazioni, capiscono se hanno vicino una pianta della stessa specie e in tal caso la reazione è blanda, oppure, se è un'avversaria (quale coltivatore non conosce le “inimicizie” delle varie specie verso altre) diventano aggressive fino a lanciare sostanze velenose.
Tenendo conto di tutti questi stimoli l'apice decide cosa fare. Decisione che viene anche dal ricordo: una pianta che ha già affrontato un certo problema è in grado di rispondere in modo più efficiente.
Questa caratteristica era nota come acclimatazione che fino ad ora si spiegava come una risposta automatica alle variazioni del clima. In realtà decide di cambiare quando percepisce le condizioni ambientali che ha già sperimentato.
Alcuni esperimenti hanno anche mostrato che le piante sono dotate del senso di propriocezione attraverso un esperimento in realtà non troppo complesso. Hanno preso due cloni della stessa pianta e li hanno messi affiancati.
Hanno osservato che se una mette in ombra l'altra, la pianta in ombra di sposta alla ricerca della luce. Se invece è essa stessa a farsi ombra con i propri rami, non accade nulla. In un altro sperimento le radici di una pianta di mai vengono messe in un labirinto alla cui fine c'è l'azoto; le radici prendono la strada giusta sempre al primo tentativo, dimostrando di superare anche i risultati ottenuti dagli animali. Qui però non si tratta propriamente di intelligenza ma di organi di senso più affinati.
Queste ricerche quindi smentiscono quello che si era sempre comunemente dato per vero, che le piante cioè si trovino ad un livello della scala evolutiva molto più basso rispetto agli animali. Questo fondamentalmente perché si tende a vedere l'evoluzione come una piramide che parte dal basso con i batteri e le forme di vita più semplici, passa per i vegetali e per gli animali e poi arriva al vertice, l'uomo.
La teoria evolutiva di Darwin tuttavia non intendeva affatto dimostrare questo. Secondo la teoria dell'evoluzione, qualsiasi essere vivente che si trova oggi sul pianeta è all'apice della propria catena evolutiva e per arrivarci ha dovuto adattarsi ed evolversi svariate volte. Anche le piante quindi, insieme agli animali, ai batteri e agli esseri umani si trovano nella parte alta della piramide evolutiva. Si tende a credere che le piante siano molto più antiche degli animali ma anche questo è un concetto sbagliato.
Le piante da fiore (angiosperme) ad esempio, si sono evolute dopo la nascita dei mammiferi e sono quindi molto più recenti. Questo concetto normalmente ci sfugge perché siamo abituati a vedere il tempo come un fluire di eventi lineari e a prendere in esame solo una parte specifica alla volta, cosa che ci priva della visione dell'insieme totale.

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