Oggi voglio
rendervi partecipi di qualcosa che avete sotto gli occhi ogni giorno
ma che è facile ignorare. Voglio parlarvi degli allevamenti
intensivi perché capiate da dove viene quello che comprate e
mangiate ogni giorno.
Il testo che
segue è una versione ampliata del mio pezzo sull'allevamento
intensivo, che si trova nel libro "Un Nuovo Inizio",
scritto da me e Elisa Riccardi, nel capitolo dedicato a Madre Terra.
Allevamento
intensivo: inutile spiegare dov'è
il disastro in questa parola. Chiunque sia dotato di sensibilità sa
bene che gli allevamenti rappresentano al meglio la brutalità umana.
L'ingrediente
principale di tutti i prodotti di origine animale è la crudeltà.
Pensate
ai polli, chiusi in gabbie poco più grandi della superficie di
questa pagina, nella semioscurità, incapaci di muoversi o aprire le
ali, con i becchi bruciati perché non si feriscano tra loro. I
pulcini maschi vengono tritati perché inutili per la produzione di
uova, i loro corpi sparsi sui campi per servire come fertilizzanti.
Pensate
alle anatre, ingozzate attraverso dei tubi, per portare nel giro di
un mese il loro fegato a dodici volte la dimensione iniziale, così
da poterci ricavare più paté.
Pensate
alle mucche, tenute costantemente gravide per quattro anni, munte tre
volte al giorno e poi mandate al macello non appena cala la
produzione di latte.
Pensate
ai vitelli, separati dalla madre subito dopo la nascita, chiusi in
box che non permettono loro di muoversi, perché la loro carne resti
morbida, nutriti per provocare una carenza di ferro che renderà
chiara la loro carne.
Pensate
alle pecore, tosate finché si può e poi portate ai macelli, pensate
ai maiali, chiusi in luoghi dove non possono muoversi, con le
articolazioni bloccate dall'immobilità forzata, ingrassati
selvaggiamente per affrettarne la macellazione.
Pensate
a quanta crudeltà, spreco di risorse e inquinamento viene fuori da
tutto questo, solo per un motivo: interessi economici.
Fin
dalla nostra infanzia abbiamo subito dei condizionamenti che ci hanno
permesso di ignorare questa parte brutale dell'alimentazione. Ci è
stato insegnato che siamo al di sopra degli animali, che dobbiamo
nutrirci di carogne per non soffrire a causa della mancanza di
proteine, o ferro, o calcio. Ci hanno spiegato che, se vogliamo
crescere forti, dobbiamo nutrirci di altri animali (perché dobbiamo
ricordarci che anche noi lo siamo) o che Dio ha creato gli animali
con il preciso scopo di farceli mangiare.
Ci
hanno convinto che il consumo di prodotti animali non è poi chissà
quale sbaglio, in fondo basta distinguere tra animali da cibo e
animali da compagnia. Già, perché, per il mondo occidentale,
mangiare cani e gatti è un'atrocità.
Questo
viene detto, mangiando costolette di maiale. Quello che poi le
persone non capiscono è che la pelliccia sul bordo dei loro cappotti
viene da cani e gatti allevati a questo scopo, tenuti al freddo per
infoltire la pelliccia e uccisi barbaramente, certe volte persino
scuoiati vivi.
Pensate
ai viaggi della morte, ai camion carichi di animali che fanno tratte
lunghissime per arrivare ai macelli. Pensate a come ci si deve
sentire chiusi in un camion, pieno zeppo dei propri simili, in mezzo
ad escrementi e urina, senza cibo né acqua, esposti al caldo o al
freddo. Pensate alla paura di ritrovarsi davanti a mostri che urlano
e ti spingono per farti scendere dai camion, alla paura nel vedere
che quelli in fila davanti a te vengono uccisi brutalmente, certe
volte nemmeno vengono finiti ma macellati sul posto, ancora
agonizzanti. Pensate che tutta la paura, l'angoscia e la sofferenza
di quegli animali produce nei loro corpi sostanze dannose, che noi
ritroviamo nel nostro piatto. Quella paura, quella angoscia, quella
morte, ci vengono servite ogni giorno. Mangiamo veleno. Mangiamo
negatività. Non si può pensare che nutrirsi così sia sano e
nemmeno lontanamente etico. Parlando di etica occorre ricordare
quanto effettivamente costa al nostro pianeta la produzione di carne.
Per
produrre mezzo chilo di carne occorrono:
- 5 chili di cereali, che equivalgono a 4 forme di pane o a 24 piatti di pasta;
- 9.500 litri di acqua;
- carburante fossile che produce inquinamento e causa il riscaldamento globale.
Non
è vero che la carne è necessaria al nostro sostentamento.
Se
si destinassero i terreni per la coltivazione di mangimi per
bestiame, alla produzione di cibo per gli esseri umani, la fame nel
mondo non sarebbe altro che un ricordo lontano.
Per
troppi anni abbiamo creduto agli inganni delle Multinazionali e della
politica, per troppo tempo abbiamo messo il denaro davanti alla
sofferenza e allo sfruttamento.
Non
sfruttare gli animali è questione di empatia. Non cibarsi di morte,
significa rifiutare di acconsentire tacitamente alla distruzione di
miliardi di vite innocenti ogni anno.
Voglio
lasciarvi alle vostre riflessioni con una frase di un uomo che stimo
molto:
“Verrà
il tempo in cui gli uomini come me vedranno nell'omicidio degli
animali quello che ora vedono nell'omicidio degli esseri umani.”
Leonardo
Da Vinci (1452-1519).
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