mercoledì 24 febbraio 2016

La dipendenza da Dopamina

Oggi voglio parlarvi della dipendenza da Dopamina.
La Dopamina è neurotrasmettitore rilasciato dall'ipotalamo. La dopamina svolge un ruolo importante nel comportamento, la motivazione, la punizione, la soddisfazione, nella gratificazione sessuale, nel sonno, nell'umore, nell'attenzione e nell'apprendimento. Alcuni stimoli producono il rilascio di dopamina.
Nello scorso post vi ho parlato delle droghe e degli psicofarmaci e di come queste influenzino il nostro cervello. Parlando di dopamina dobbiamo innanzitutto dire che quando assumiamo qualsiasi tipo di droga, il nostro cervello modifica la sua produzione di dopamina. La dopamina viene prodotta solo le prime volte che la droga viene assunta, dopo di che la sua produzione comincia a calare ed è per questo che abbiamo bisogno di aumentare continuamente il dosaggio della droga anche solo per stare bene.
La nostra società considera tutte le attività piacevoli come vizi (consumo smodato di alcol, droga, cibo, sesso e gioco d'azzardo). Nel nostro cervello però le aree neuronali che si attivano quando arriva uno stimolo al circuito del piacere, sono identiche sia per i vizi che per i comportamenti virtuosi. Infatti l'esercizio fisico volontario, meditazione o preghiera, approvazione sociale, e fare beneficenza sono tutte cose in grado di attivare il circuito del piacere nell'uomo. Il nome completo di questa area del cervello è circuito del piacere prosencefalico mediale, ed è proprio qui, in questi piccoli ammassi di neuroni, che il piacere umano viene percepito. Alla fine del XVIII secolo, il filosofo inglese Jeremy Bentham proclamò: " La Natura ha posto l'umanità sotto il governo di sue sovrani, il dolore e il piacere. Essi ci governano in tutti quello che facciamo, diciamo e pensiamo: qualsiasi sforzo possiamo fare per sbarazzarci della nostra soggezione, non farà altro che rivelarla e confermarla".
Il crescente aumento di prove neurologiche ci indica che Bentham aveva ragione solo in parte. Il piacere e il dolore sono la bussola della nostra funzione mentale che ci guida sia verso la virtù che verso i vizi, tuttavia oggi abbiamo motivo di credere che queste non siano due estremità di un tutt'uno. L'opposto del piacere non è dolore ma la noia, proprio come l'opposto dell'amore non è l'odio ma l'indifferenza, cioè la mancanza di interesse nei confronti delle sensazioni e delle esperienze. Non occorre essere dei masochisti per capire che è possibile provare simultaneamente sia piacere che dolore. Basta pensare ad una donna in travaglio o ad un atleta dopo un intenso allenamento, doloroso ma soddisfacente. Secondo la neuroscienza cognitiva sia il piacere che il dolore rappresentano salienza, ovvero un'esperienza che è potenzialmente importante e merita quindi attenzione. L'emozione è la moneta corrente della salienza: sia l'emozione positiva come l'euforia o l'amore che quella negativa come la paura, la rabbia o il disgusto, segnano eventi che non dobbiamo ignorare.
La dopamina svolge quindi un ruolo molto importante e ci sembra quindi naturale cercare sempre di produrne maggiori quantità. Questa continua ricerca di dopamina può produrre una vera e propria dipendenza. L'unico modo di uscirne è osservarsi dall'esterno e rendersi conto di quando la ricerca di dopamina ha cominciato ad essere l'unica nostra ragione di vita. Allo stesso modo della dipendenza da dopamina è dannosa la mancanza di produzione di questo neurotrasmettitore. 
La mancanza di produzione di dopamina, dovuta a varie cause tra cui possiamo citare la depressione, porta a delle patologie molto gravi come il Parkinson, con esisti mortali.
Come riuscire quindi a sviluppare la dopamina necessaria senza cadere nella dipendenza?
La risposta sta nell'essere creativi. Svolgere tante attività diverse si aiuta a produrre la dopamina di cui abbiamo bisogno, senza cadere nella dipendenza che caratterizza i comportamenti ripetitivi. 

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