giovedì 21 aprile 2016

Esperimento Milgram



L'esperimento Milgram fu un esperimento di psicologia sociale condotto nel 1961 dallo psicologo Stanley Milgram nel tentativo di trovare risposta a questa domanda:
"E' possibile che i nazisti stessero solo eseguendo degli ordini?"
L'obiettivo di questo esperimento era studiare il comportamento di persone alle quali un'autorità, uno scienziato, dava loro ordine di eseguire azioni in contrasto con i valori etici e morali.
I partecipanti vennero reclutati con la scusa di eseguire esperimenti sull'apprendimento. I soggetti erano maschi tra i 20 e i 50 anni, di varia estrazione sociale.
Lo sperimentatore si serviva di un complice, che doveva farsi passare per soggetto di studio.
Il soggetto ignaro era posto davanti ad un pannello con 30 interruttori a leva, sotto ognuno dei quali era segnata la tensione che andava da 15V a 450V. Sotto ogni gruppo di interruttori era inoltre indicata la potenza della scossa elettrica, indicata come lieve, media, forte, intensa, molto intensa e molto pericolosa, ovvero mortale.
Al soggetto che si occupava del pannello era fatta percepire la scossa lieve, perché si rendesse conto che non vi erano finzioni e poi si procedeva così:
Il compito del soggetto/complice era quello di memorizzare associazioni di parole e ogni volta che sbagliava, il soggetto ignaro di essere lui il centro dello studio doveva dare una scossa, via via di intensità crescente.
Il soggetto/complice veniva legato ad una sedia con un elettrodo al polso. Doveva rispondere alle domande e fingere, quando la risposta era sbagliata, di riceve le scosse elettriche. Egli doveva anche simulare il dolore e le implorazioni durante il progredire di intensità delle scosse, fino a simulare uno svenimento alla potenza di 330 V.
Lo sperimentatore durante la prova esortava continuamente l'addetto al pannello a continuare nonostante l'evidente stato di sofferenza del soggetto /complice.
vedendo quanti interruttori erano attivati, si poteva così misurare il grado di obbedienza all'autorità.
I risultati dello studio furono scioccanti.
nonostante i soggetti di studio mostrassero ansia e protestassero verbalmente, una grande percentuale obbedì comunque allo sperimentatore, violando i propri valori morali.
Il fatto che la responsabilità dell'ordine venisse dallo sperimentatore, faceva sentire i soggetti liberi dalla responsabilità del benessere altrui, essi li limitavano ad eseguire degli ordini.
Per farlo inibivano i neuroni specchio e producevano un annullamento dell'empatia.
Il grado di ubbidienza variava anche in relazione alla distanza tra il soggetto e il soggetto/complice.
Era infatti più semplice eseguire gli ordini se esso non poteva sentire i lamenti sella persona legata alla sedia.
La coesistenza di norme sociali contrastanti (da una parte quelle che inducono a non utilizzare la forza e la violenza e dall'altra quelle che prevedono una reazione aggressiva a certi stimoli) fa sì che la probabilità di attuare comportamenti aggressivi venga di volta in volta influenzata dalla percezione individuale della situazione (che determina quali norme siano pertinenti al contesto e debbano pertanto essere seguite). Dal momento che il soggetto accetta la definizione della situazione proposta dall'autorità, finisce col ridefinire un'azione distruttiva, non solo come ragionevole, ma anche come oggettivamente necessaria. Questo esperimento aiuta a comprendere come anche persone fondamentalmente non cattive o violente, possano in determinati casi, commettere azioni orribili.
Questo esperimento dimostra l'importanza dell'empatia, come anche l'inconsapevolezza della maggioranza degli esseri umani, che sono facilmente manipolabili da personaggi senza scrupoli.

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