Ci sono individui che nascono con una sensibilità emotiva che non viene "turbata" dalla scissione che avviene al sistema specchio regolando in un modo o nell'altro l'empatia.
Questi individui sono molto più sensibili della media degli esseri umani e questo grande dono può trasformarsi in una maledizione, se le persone che ha intorno non hanno gli strumenti per comprendere e gestire questa complicata convivenza di fragilità e forza che possiedono gli ipersensibili.
Questi individui sentono chiaramente, anche troppo, le emozioni loro e degli altri e sono più propensi a soffrire. Non hanno l'automatismo di frapporre tra sè e gli altri lo shcermo della razionalità e quindi possono trovarsi in alcune situazioni indifesi.
Quello che manca loro è proprio la capacità di non lasciarsi contagiare dalle parole e dagli stati d'animo altrui e quindi possono soffrire molto anche per cose che dagli altri individui sono considerate prive di importanza.
Avvenimenti o conversazioni che per gli altri sono marginali si caricano di forti componenti emotive che portano l'ipersensibile ad un malessere, allo stress e a rimuginarci sopra continuamente.
In molti frangenti queste persone vengono derise e ritenute dagli altri deboli ed esagerate.
La sensibilità è un grande dono e non dovrebbe essere repressa o limitata ma accettata, soprattutto dai familiari, che spesso sono i primi a non comprendere il modo di vedere e reagire alla relatà che queste persone hanno.
Pensate agli artisti e agli innovatori, essi hanno una sensibilità fuori dal comune che gli permette una maggiore creatività e delicatezza.
Il termine ipersensibilità non andrebbe nemmeno usato perchè questo significa decretare che l'essere umano debba avere solo un certo grado di sensibilità e che essere oltre è in qualche modo anormale.
Le persone sensibili hanno in la capacità di interagire con tutti gli esseri viventi con amore e vedono reazioni dell'ambiente che li circonda che agli altri sfuggono.
Per questo non hanno certo una vita facile in una società violenta che tende all'insesibilità e all'omologazione, facendo della forza e della prevaricazione il proprio vessillo e tendono a chiudersi in sè stessi, come difesa dal mondo che li circonda.
Serve coraggio per essere persone sensibili ed aperte al mondo. La cosa certa però è che, se queste persone si chiudono, l'umanità perde una grande risorsa ed un'importante possibilità di crescita e maturazione.
Un approccio sensibile al mondo che ci circonda, smettendo di guardare solo ai nostri bisogni ci permette di cambiare in meglio il mondo che ci circonda. Queste persone possono creare una relatà migliore se si dedicano agli altri e condividono il loro dono con chi ha gli strumenti per poter comprendere quanto questo sia necessario, rendendo un'apparente debolezza una forza per il genere umano.
Possiamo cambiare la nostra realtà materiale usando il pensiero. In questo blog uniremo le argomentazioni scientifiche alla spiritualità.
mercoledì 31 maggio 2017
domenica 14 maggio 2017
Quando la tecnologia ci rende insensibili
Nello scorso articolo abbiamo cominciato con intrudurre il concetto di come la tecnologia, ed Internet in particolare, abbia il grande pregio di fornirci tutte le informazioni chevogliamo ma anche il difetto di inibire l'empatia quando si hanno contatti con gli altri utenti.
Avere davanti a noi uno schermo invece di un altro essere umano ci fa sentire come se questa persona non fosse propriamente "reale", fatta di emozioni. Spesso ci sfugge che chi si trova dall'altra parte dello schermo vive una propria realtà che, in quanto tale, non possiamo nè comprendere nè giudicare.
La nascita del fenomeno del cyberbullismo ne è la peggiore conferma. Molti individui prendono di mira qualcuno con il solo scopo di giudicare, sfogare la propria aggressività e frustrazione che nella vita "reale" sono costretti a reprimere.
Penso che questo fenomeno possa avere luogo non solo per una mancanza di empatia da parte degli utenti ma anche perché nella realtà virtuale vengono meno tutte quelle regole sociali non scritte, che siamo tenuti a rispettare ogni giorno per poter convivere con gli altri, che solitamente hanno la funzione di scoraggiare l'individuo a prevaricare gli altri. Dietro uno schermo ecco che diventiamo giudici e giuria di quello che vediamo e isultiasmo gli altri perché nessuno può fisicamente fermarci o biasimarci ma anche perché non poassiamo vedere le reazioni ed emozioni che le nostre parole suscitano nel destinatario. Quello che è nato come strumento di conoscenza è diventato ben presto un'ara a doppio taglio che, sugli individui più vulnerabili, può avere effetti disastrosi.
Se vogliamo migliorare il mondo in cui viviamo è nostro dovere mantenere il rispetto per tutti, anche perchi non vediamo e non conosciamo perché, come recita una regola basilare lasciataci da un saggio: Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te.
Finchè riusciremo a rispettare questa massima saremo sicuri di non fare del male agli altri e di vivere in armonia.
L'Universo non farà altro che risponderci con gratitudine ed abbondanza, facendoci trovare persone che condividono questa armonia.
Avere davanti a noi uno schermo invece di un altro essere umano ci fa sentire come se questa persona non fosse propriamente "reale", fatta di emozioni. Spesso ci sfugge che chi si trova dall'altra parte dello schermo vive una propria realtà che, in quanto tale, non possiamo nè comprendere nè giudicare.
La nascita del fenomeno del cyberbullismo ne è la peggiore conferma. Molti individui prendono di mira qualcuno con il solo scopo di giudicare, sfogare la propria aggressività e frustrazione che nella vita "reale" sono costretti a reprimere.
Penso che questo fenomeno possa avere luogo non solo per una mancanza di empatia da parte degli utenti ma anche perché nella realtà virtuale vengono meno tutte quelle regole sociali non scritte, che siamo tenuti a rispettare ogni giorno per poter convivere con gli altri, che solitamente hanno la funzione di scoraggiare l'individuo a prevaricare gli altri. Dietro uno schermo ecco che diventiamo giudici e giuria di quello che vediamo e isultiasmo gli altri perché nessuno può fisicamente fermarci o biasimarci ma anche perché non poassiamo vedere le reazioni ed emozioni che le nostre parole suscitano nel destinatario. Quello che è nato come strumento di conoscenza è diventato ben presto un'ara a doppio taglio che, sugli individui più vulnerabili, può avere effetti disastrosi.
Se vogliamo migliorare il mondo in cui viviamo è nostro dovere mantenere il rispetto per tutti, anche perchi non vediamo e non conosciamo perché, come recita una regola basilare lasciataci da un saggio: Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te.
Finchè riusciremo a rispettare questa massima saremo sicuri di non fare del male agli altri e di vivere in armonia.
L'Universo non farà altro che risponderci con gratitudine ed abbondanza, facendoci trovare persone che condividono questa armonia.
domenica 7 maggio 2017
La Deresponsabilizzazione
Dall'enciclopedia Treccani ecco la definizione di questo termine:
Comportamento diffuso nella società contemporanea che porta a evitare l’assunzione di responsabilità e a tutelare solo la propria convenienza e il proprio interesse come se fossero un diritto, senza tener conto di un bene collettivo.
La depersonalizzazione è un fenomeno legato al non sentirsi responabili delle azioni commesse.
I sociologi hanno negli anni fatto esperimenti e studi per definire fino a che punto può spingersi l'essere umano se la responsabilità è affidata ad una autorità, il più famoso è l'esperimento Milgram, al quale abbiamo dedicato un post lo scorso anno.
In poche parole questo esperimento consisteva nel richiedere ad un volontario di dare la scossa elettrica (attore che fingeva di provare dolore). A dare l'ordine era una figura che incuteva rispetto e la maggioranza dei soggetti esaminati eseguì l'ordini anche se questi avrebbero causato la morte della cavia.
Con questo esperimento venne stabilito che in questo genere di situazioni l'individuo tende ad eseguire gli ordini senza ribellarsi perché avrà la percezione che la responabilità delle proprie azioni ricada interamente su chi ha dato l'ordine.
Negli ultimi venti anni abbiamo assistito ad un curioso fenomeno che riguarda la caduta delle inibizioni nei soggetti che hanno interazioni attraverso la rete.
Spesso gli individui finiscono per assumere comportamenti diversi, più aggressivi o intolleranti quando comunicano attraverso i loro avatar, finendo per offendere e ferire gli altri utenti della rete.
Perché accade tutto questo?
Le persone possono assumere comportamenti aggressivi o intimidatori perché la frapposizione tra loro e gli altri di uno schermo porta alla chiusura dei neuroni specchio; in poche parole all'inibizione dell'empatia.
Comportamento diffuso nella società contemporanea che porta a evitare l’assunzione di responsabilità e a tutelare solo la propria convenienza e il proprio interesse come se fossero un diritto, senza tener conto di un bene collettivo.
La depersonalizzazione è un fenomeno legato al non sentirsi responabili delle azioni commesse.
I sociologi hanno negli anni fatto esperimenti e studi per definire fino a che punto può spingersi l'essere umano se la responsabilità è affidata ad una autorità, il più famoso è l'esperimento Milgram, al quale abbiamo dedicato un post lo scorso anno.
In poche parole questo esperimento consisteva nel richiedere ad un volontario di dare la scossa elettrica (attore che fingeva di provare dolore). A dare l'ordine era una figura che incuteva rispetto e la maggioranza dei soggetti esaminati eseguì l'ordini anche se questi avrebbero causato la morte della cavia.
Con questo esperimento venne stabilito che in questo genere di situazioni l'individuo tende ad eseguire gli ordini senza ribellarsi perché avrà la percezione che la responabilità delle proprie azioni ricada interamente su chi ha dato l'ordine.
Negli ultimi venti anni abbiamo assistito ad un curioso fenomeno che riguarda la caduta delle inibizioni nei soggetti che hanno interazioni attraverso la rete.
Spesso gli individui finiscono per assumere comportamenti diversi, più aggressivi o intolleranti quando comunicano attraverso i loro avatar, finendo per offendere e ferire gli altri utenti della rete.
Perché accade tutto questo?
Le persone possono assumere comportamenti aggressivi o intimidatori perché la frapposizione tra loro e gli altri di uno schermo porta alla chiusura dei neuroni specchio; in poche parole all'inibizione dell'empatia.
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