Possiamo cambiare la nostra realtà materiale usando il pensiero. In questo blog uniremo le argomentazioni scientifiche alla spiritualità.
giovedì 31 marzo 2016
Anatomia: Il sistema limbico
Il sistema limbico si trova tra il tronco encefalico e la corteccia cerebrale.
Questo è un gruppo di strutture cellulari che si trovano al centro del cervello. Si sviluppò tra i duecento e i trecento milioni di anni fa ed è parte di quello che viene definito "cervello rettiliano", dominato da stimoli olfattivi. Mentre nei rettili questa è la regione più importante del cervello, nei mammiferi ha assunto una posizione secondaria rispetto ad altre strutture più recenti ed ha mutato la sua funzione. Proprio grazie al mutamento che ha subito, è stato rinominato cervello "mammaliano", termine che deriva da mammifero, in quanto è particolarmente sviluppato in queste specie. Questa è l'area del cervello che aiuta a mantenere l'omeostasi, ovvero aiuta a mantenere costanti i parametri che regolano l'ambiente all'interno del corpo. I meccanismi omeostatici del sistema limbico regolano: temperatura corporea, pressione sanguigna, ritmo cardiaco, livello di zuccheri nel sangue. Senza un sistema limbico saremmo esseri a sangue freddo perché non in grado di controllare il nostro ambiente interno a prescindere dalle condizioni dell'ambiente esterno. Il sistema libico è anche fortemente implicato nelle reazioni emotive che hanno a che fare con la sopravvivenza, ovvero il desiderio sessuale, la fuga o la lotta e la nutrizione.
Questo sistema è formato da diverse strutture, le principali sono:
Ippocampo, Amigdala, Talamo, Ipotalamo e Ipofisi.
L'Ipotalamo è la parte più straordinaria di questo sistema, poiché è grande quanto un pisello ma svolge moltissime funzioni fondamentali. Regola la fame, il sonno, la veglia, la temperatura corporea, gli equilibri chimici, il ritmo cardiaco, gli ormoni, il sesso e le emozioni.
Attraverso una serie di messaggi elettrici e chimici, l'Ipotalamo governa il funzionamento della ghiandola principale del cervello, l'Ipofisi.
Questa ghiandola regola il corpo per mezzo di ormoni. Gli ormoni sono sostanze chimiche secrete da speciali neuroni del cervello; essi vengono trasportati dalla circolazione sanguigna fino agli organi bersaglio.
Altre due strutture importanti del sistema limbico sono l'Ippocampo e l'Amigdala.
L'Ippocampo si occupa della memoria a lungo termine e nella navigazione spaziale.
L'Amigdala è il centro di processi neurologici superiori come le emozioni, coinvolta anche nei sistemi della memoria emozionale. È attiva nel sistema di comparazione degli stimoli ricevuti con le esperienze passate e nell'elaborazione degli stimoli olfattivi.
Infine prendiamo in esame il Talamo, situato al centro del prosencefalo, aiuta a dare inizio alla coscienza e a compiere le classificazioni preliminari della coscienza esterna. Alcune aree del Talamo sono specializzate a ricevere tipi particolari di informazione, che poi trasmettono a varie aree della corteccia cerebrale.
lunedì 28 marzo 2016
Anatomia del Sistema Nervoso Centrale
Oggi voglio parlarvi dell'anatomia di base del Sistema Nervoso Centrale .
Per capire come è strutturato possiamo pensare ad una casa costruita per una persona che, con il tempo si sia sposata ed abbia dovuto ingrandirla per fare spazio al suo compagno, ai figli e ai nipoti, fino a renderla enorme e piena di stanze, ma non omogenea. Ci sono le basi della casa, che sono le più antiche, ed intorno ad esse sono sorte nuove stanze, sempre più spaziose, rendendo l'insieme estremamente funzionale.
Così è il nostro cervello. La base più antica è il tronco encefalico, che assomiglia al cervello di un rettile ed è per questo spesso definito "cervello rettiliano". Il tronco encefalico è composto dal midollo allungato, dal ponte di Varolio e dal mesencefalo; questa parte governa le funzioni di base necessarie alla sopravvivenza, ovvero il respiro e il battito cardiaco.
Il cervelletto è collegato al tronco encefalico ed ha la funzione di mantenere la postura del corpo e coordinare i movimenti muscolari.
Il sistema limbico è un gruppo di strutture situate tra il tronco encefalico e la corteccia, viene chiamato cervello "mammaliano" e controlla la temperatura, la pressione sanguigna, il battito cardiaco, i livelli di zucchero del sangue e molto altro.
La parte più grande dell'encefalo è il cervello, diviso in due emisferi, connessi tra loro da un fascio di fibre chiamato corpo calloso. Ciascun emisfero è coperto da uno strato di cellule pieghettato in modo complesso, dello spessore di tre millimetri, chiamato corteccia cerebrale. Sulla corteccia troviamo le aree della sensibilità, dei processi , cognitivi, della memoria e molto altro. E' molto importante avere almeno delle nozioni base di anatomia perché conoscere meglio come siamo fatti ci aiuta a comprendere tanti concetti importanti. Nei prossimi post approfondirò alcune strutture anatomiche parlando della loro funzione. Quello che noi siamo, possiamo dire che "abita" principalmente all'interno della nostra testa, dobbiamo quindi sapere come sia costruita questa casa.
giovedì 24 marzo 2016
Video sull'intelligenza delle piante
Ecco un documentario molto interessante tratto dal programma Superquark. Qui potete vedere un'intervista al Professor Mancuso, che parla delle sue straordinarie scoperte in questo campo.
mercoledì 23 marzo 2016
L'intelligenza delle piante
Oggi voglio parlarvi di un argomento estremamente interessante, l'intelligenza del mondo vegetale.
Questo è un argomento su cui non sono stati fatti studi per tanto tempo perché, in un certo senso, abbiamo sempre dato per scontato che le piante non posseggano capacità di ragionamento.
Quando vediamo una pianta, quello che notiamo è la parte che esce dalla terra, il suo fusto e le sue foglie. Non la vediamo muoversi o reagire agli stimoli dell'ambiente circostante e quindi finiamo per concludere che siano esseri un in certo senso "insensibili". La parte straordinaria delle piante si trova invece sotto la superficie. Le radici sono il corrispettivo del cervello animale. Il Dottor Mancuso, con l'Università di Firenze, ha condotto degli studi veramente interessanti su questo argomento.
La neurobiologia vegetale ha scoperto che in ciascun
apice radicale c'è una zona, detta di transizione, in cui le cellule
hanno caratteristiche neuronali. Mettono cioè in atto una
trasmissione sinaptica identica a quella dei tessuti neuronali
animali. L'impulso scorre nel cervello della pianta (le radici)
attraverso delle molecole (i neurotrasmettitori) molte delle quali
sono le stesse con cui comunicano i neuroni animali. In questi apici
troviamo glutammato, glicina, sinaptotagmina, gaba e acetilcolina.
Una prova di intelligenza vegetale è del resto il
comportamento in caso di difficoltà.
Le piante agiscono infatti con
lo stesso sistema prova-errore degli animali: davanti a un problema
procedono per tentativi fino a trovare la soluzione ottimale di cui,
poi, si ricordano quando si presenta una situazione simile. Per
esempio, se manca l'acqua aumentano lo spessore dell'epidermide e ne
chiudono gli stomi (aperture) evitando la traspirazione, riducono poi
il numero delle foglie aumentando quello delle radici per esplorare
nuove zone.
Viene da chiedersi però se non si tratti di stimoli
puramente meccanici. Alla domanda i ricercatori hanno risposto di no.
Si tratta di un comportamento intelligente; se le radici dovessero
solo cercare acqua potrebbe essere solo automatico ma devono trovare
anche ossigeno, nutrienti minerali, crescere secondo il senso della
gravità, evitare attacchi e valutare quindi contemporaneamente molti
fattori. Le comunicazioni chimiche che le piante si scambiano
attraverso l'aria e la terra sono messaggi sullo stato di salute o
sull'attacco di parassiti. Se sono attaccate da patogeni, comunicano
con le altre piante della loro stessa specie con gas e sostanze
volatili che c'è pericolo, invitandole ad aumentare le difese
immunitarie. I vegetali dimostrano così di essere anche sociali.
Sociali ma non necessariamente socievoli. Essendo esseri
territoriali, le piante si mandano messaggi del tipo “qui ci sono
io”emettendo sostanze disciolte nel terreno. Le radici
intercettano le comunicazioni, capiscono se hanno vicino una pianta
della stessa specie e in tal caso la reazione è blanda, oppure, se è
un'avversaria (quale coltivatore non conosce le “inimicizie”
delle varie specie verso altre) diventano aggressive fino a lanciare
sostanze velenose.
Tenendo conto di tutti questi stimoli l'apice
decide cosa fare. Decisione che viene anche dal ricordo: una pianta
che ha già affrontato un certo problema è in grado di rispondere in
modo più efficiente.
Questa caratteristica era nota come
acclimatazione che fino ad ora si spiegava come una risposta
automatica alle variazioni del clima. In realtà decide di cambiare
quando percepisce le condizioni ambientali che ha già sperimentato.
Alcuni esperimenti hanno anche mostrato che le piante
sono dotate del senso di propriocezione attraverso un esperimento in
realtà non troppo complesso. Hanno preso due cloni della stessa
pianta e li hanno messi affiancati.
Hanno osservato che se una mette
in ombra l'altra, la pianta in ombra di sposta alla ricerca della
luce. Se invece è essa stessa a farsi ombra con i propri rami, non
accade nulla. In un altro sperimento le radici di una pianta di mai
vengono messe in un labirinto alla cui fine c'è l'azoto; le radici
prendono la strada giusta sempre al primo tentativo, dimostrando di
superare anche i risultati ottenuti dagli animali. Qui però non si
tratta propriamente di intelligenza ma di organi di senso più
affinati.
Queste ricerche quindi smentiscono quello che si era
sempre comunemente dato per vero, che le piante cioè si trovino ad
un livello della scala evolutiva molto più basso rispetto agli
animali. Questo fondamentalmente perché si tende a vedere
l'evoluzione come una piramide che parte dal basso con i batteri e le
forme di vita più semplici, passa per i vegetali e per gli animali e
poi arriva al vertice, l'uomo.
La teoria evolutiva di Darwin tuttavia
non intendeva affatto dimostrare questo. Secondo la teoria
dell'evoluzione, qualsiasi essere vivente che si trova oggi sul
pianeta è all'apice della propria catena evolutiva e per arrivarci
ha dovuto adattarsi ed evolversi svariate volte. Anche le piante
quindi, insieme agli animali, ai batteri e agli esseri umani si
trovano nella parte alta della piramide evolutiva. Si tende a credere
che le piante siano molto più antiche degli animali ma anche questo
è un concetto sbagliato.
Le piante da fiore (angiosperme) ad
esempio, si sono evolute dopo la nascita dei mammiferi e sono quindi
molto più recenti. Questo concetto normalmente ci sfugge perché
siamo abituati a vedere il tempo come un fluire di eventi lineari e a
prendere in esame solo una parte specifica alla volta, cosa che ci
priva della visione dell'insieme totale.
mercoledì 16 marzo 2016
Anteprima del mio libro "Un Nuovo Inizio" Gli allevamenti intensivi
Oggi voglio
rendervi partecipi di qualcosa che avete sotto gli occhi ogni giorno
ma che è facile ignorare. Voglio parlarvi degli allevamenti
intensivi perché capiate da dove viene quello che comprate e
mangiate ogni giorno.
Il testo che
segue è una versione ampliata del mio pezzo sull'allevamento
intensivo, che si trova nel libro "Un Nuovo Inizio",
scritto da me e Elisa Riccardi, nel capitolo dedicato a Madre Terra.
Allevamento
intensivo: inutile spiegare dov'è
il disastro in questa parola. Chiunque sia dotato di sensibilità sa
bene che gli allevamenti rappresentano al meglio la brutalità umana.
L'ingrediente
principale di tutti i prodotti di origine animale è la crudeltà.
Pensate
ai polli, chiusi in gabbie poco più grandi della superficie di
questa pagina, nella semioscurità, incapaci di muoversi o aprire le
ali, con i becchi bruciati perché non si feriscano tra loro. I
pulcini maschi vengono tritati perché inutili per la produzione di
uova, i loro corpi sparsi sui campi per servire come fertilizzanti.
Pensate
alle anatre, ingozzate attraverso dei tubi, per portare nel giro di
un mese il loro fegato a dodici volte la dimensione iniziale, così
da poterci ricavare più paté.
Pensate
alle mucche, tenute costantemente gravide per quattro anni, munte tre
volte al giorno e poi mandate al macello non appena cala la
produzione di latte.
Pensate
ai vitelli, separati dalla madre subito dopo la nascita, chiusi in
box che non permettono loro di muoversi, perché la loro carne resti
morbida, nutriti per provocare una carenza di ferro che renderà
chiara la loro carne.
Pensate
alle pecore, tosate finché si può e poi portate ai macelli, pensate
ai maiali, chiusi in luoghi dove non possono muoversi, con le
articolazioni bloccate dall'immobilità forzata, ingrassati
selvaggiamente per affrettarne la macellazione.
Pensate
a quanta crudeltà, spreco di risorse e inquinamento viene fuori da
tutto questo, solo per un motivo: interessi economici.
Fin
dalla nostra infanzia abbiamo subito dei condizionamenti che ci hanno
permesso di ignorare questa parte brutale dell'alimentazione. Ci è
stato insegnato che siamo al di sopra degli animali, che dobbiamo
nutrirci di carogne per non soffrire a causa della mancanza di
proteine, o ferro, o calcio. Ci hanno spiegato che, se vogliamo
crescere forti, dobbiamo nutrirci di altri animali (perché dobbiamo
ricordarci che anche noi lo siamo) o che Dio ha creato gli animali
con il preciso scopo di farceli mangiare.
Ci
hanno convinto che il consumo di prodotti animali non è poi chissà
quale sbaglio, in fondo basta distinguere tra animali da cibo e
animali da compagnia. Già, perché, per il mondo occidentale,
mangiare cani e gatti è un'atrocità.
Questo
viene detto, mangiando costolette di maiale. Quello che poi le
persone non capiscono è che la pelliccia sul bordo dei loro cappotti
viene da cani e gatti allevati a questo scopo, tenuti al freddo per
infoltire la pelliccia e uccisi barbaramente, certe volte persino
scuoiati vivi.
Pensate
ai viaggi della morte, ai camion carichi di animali che fanno tratte
lunghissime per arrivare ai macelli. Pensate a come ci si deve
sentire chiusi in un camion, pieno zeppo dei propri simili, in mezzo
ad escrementi e urina, senza cibo né acqua, esposti al caldo o al
freddo. Pensate alla paura di ritrovarsi davanti a mostri che urlano
e ti spingono per farti scendere dai camion, alla paura nel vedere
che quelli in fila davanti a te vengono uccisi brutalmente, certe
volte nemmeno vengono finiti ma macellati sul posto, ancora
agonizzanti. Pensate che tutta la paura, l'angoscia e la sofferenza
di quegli animali produce nei loro corpi sostanze dannose, che noi
ritroviamo nel nostro piatto. Quella paura, quella angoscia, quella
morte, ci vengono servite ogni giorno. Mangiamo veleno. Mangiamo
negatività. Non si può pensare che nutrirsi così sia sano e
nemmeno lontanamente etico. Parlando di etica occorre ricordare
quanto effettivamente costa al nostro pianeta la produzione di carne.
Per
produrre mezzo chilo di carne occorrono:
- 5 chili di cereali, che equivalgono a 4 forme di pane o a 24 piatti di pasta;
- 9.500 litri di acqua;
- carburante fossile che produce inquinamento e causa il riscaldamento globale.
Non
è vero che la carne è necessaria al nostro sostentamento.
Se
si destinassero i terreni per la coltivazione di mangimi per
bestiame, alla produzione di cibo per gli esseri umani, la fame nel
mondo non sarebbe altro che un ricordo lontano.
Per
troppi anni abbiamo creduto agli inganni delle Multinazionali e della
politica, per troppo tempo abbiamo messo il denaro davanti alla
sofferenza e allo sfruttamento.
Non
sfruttare gli animali è questione di empatia. Non cibarsi di morte,
significa rifiutare di acconsentire tacitamente alla distruzione di
miliardi di vite innocenti ogni anno.
Voglio
lasciarvi alle vostre riflessioni con una frase di un uomo che stimo
molto:
“Verrà
il tempo in cui gli uomini come me vedranno nell'omicidio degli
animali quello che ora vedono nell'omicidio degli esseri umani.”
Leonardo
Da Vinci (1452-1519).
giovedì 10 marzo 2016
Essere sempre positivi non è un bene
Essere sempre positivi non è un bene.
Non fidatevi di chi vi dice che è possibile essere sempre felici 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.
Il normale stato energetico delle persone, anche di quelle che hanno raggiunto il perfetto equilibrio, non è quello sempre positivo. L'energia come abbiamo visto non è né buona né cattiva, è solo energia.
L'energia fluisce seguendo un ritmo ben preciso, un po' come le maree si alza e poi si abbassa.
Questo fa parte del naturale processo della vita. Se noi pretendiamo di stare sempre bene non facciamo che bloccare l'energia in un dato punto e questo ci conduce ad uno squilibrio.
Non possiamo pretendere da noi stessi di stare sempre bene, di essere sempre pieni di energie e ottimisti.
Ci sono anche momenti dove siamo naturalmente stanchi, tristi o arrabbiati.
Non dobbiamo respingere questo modo di sentirci perché la stanchezza è la richiesta del nostro corpo o della nostra mente di rallentare il ritmo. Dobbiamo fermarci e riflettere quando ci sentiamo tristi o arrabbiati. Non dobbiamo respingere questi sentimenti, altrimenti torneranno a noi ancora più prepotenti ed arriverà il giorno in cui non saremo più in grado di dialogarci, ci sovrasteranno e avremo un crollo.
Ogni cosa che sale prima o poi deve anche scendere. L'energia funziona proprio così, non è una linea retta ma una sinusoide, si alza e si abbassa. L'equilibrio sta nel saper gestire questi stati d'animo e nel saper trovare i motivi che li scatenano. Saper usare la Legge di Creazione Intenzionale non significa dover sempre pensare bene di tutto, non significa sorridere anche se vorremmo piangere.
Ogni persona consapevole sa che lo stare male è necessario per tornare a stare bene. Se non si vive il calo energetico normale si rischia di fare peggio e ammalarsi.
Le persone non si ammalerebbero così spesso se sapessero riconoscere l'ansia e lo stress per quelli che sono. Non avrebbero bisogno di arrivare al punto di crollare per prendersi un po' di riposo o tempo per riflettere e capire da dove derivano queste emozioni.
Essere negativi certe volte è necessario e terapeutico, ci permette di buttare fuori tutto quello che abbiamo accumulato e di ripulirci, per poi poter ricominciare con nuova energia.
Non dobbiamo sempre sforzarci di vedere il lato positivo in tutte le cose. Ci sono cose che non hanno praticamente niente di buono e saremmo dei folli a sostenere il contrario.
Seguiamo l'onda della nostra energia. Lasciamo che cali per poi rialzarsi, così staremo meglio e vivremo rispettando le energie naturali.
Non fidatevi di chi vi dice che è possibile essere sempre felici 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.
Il normale stato energetico delle persone, anche di quelle che hanno raggiunto il perfetto equilibrio, non è quello sempre positivo. L'energia come abbiamo visto non è né buona né cattiva, è solo energia.
L'energia fluisce seguendo un ritmo ben preciso, un po' come le maree si alza e poi si abbassa.
Questo fa parte del naturale processo della vita. Se noi pretendiamo di stare sempre bene non facciamo che bloccare l'energia in un dato punto e questo ci conduce ad uno squilibrio.
Non possiamo pretendere da noi stessi di stare sempre bene, di essere sempre pieni di energie e ottimisti.
Ci sono anche momenti dove siamo naturalmente stanchi, tristi o arrabbiati.
Non dobbiamo respingere questo modo di sentirci perché la stanchezza è la richiesta del nostro corpo o della nostra mente di rallentare il ritmo. Dobbiamo fermarci e riflettere quando ci sentiamo tristi o arrabbiati. Non dobbiamo respingere questi sentimenti, altrimenti torneranno a noi ancora più prepotenti ed arriverà il giorno in cui non saremo più in grado di dialogarci, ci sovrasteranno e avremo un crollo.
Ogni cosa che sale prima o poi deve anche scendere. L'energia funziona proprio così, non è una linea retta ma una sinusoide, si alza e si abbassa. L'equilibrio sta nel saper gestire questi stati d'animo e nel saper trovare i motivi che li scatenano. Saper usare la Legge di Creazione Intenzionale non significa dover sempre pensare bene di tutto, non significa sorridere anche se vorremmo piangere.
Ogni persona consapevole sa che lo stare male è necessario per tornare a stare bene. Se non si vive il calo energetico normale si rischia di fare peggio e ammalarsi.
Le persone non si ammalerebbero così spesso se sapessero riconoscere l'ansia e lo stress per quelli che sono. Non avrebbero bisogno di arrivare al punto di crollare per prendersi un po' di riposo o tempo per riflettere e capire da dove derivano queste emozioni.
Essere negativi certe volte è necessario e terapeutico, ci permette di buttare fuori tutto quello che abbiamo accumulato e di ripulirci, per poi poter ricominciare con nuova energia.
Non dobbiamo sempre sforzarci di vedere il lato positivo in tutte le cose. Ci sono cose che non hanno praticamente niente di buono e saremmo dei folli a sostenere il contrario.
Seguiamo l'onda della nostra energia. Lasciamo che cali per poi rialzarsi, così staremo meglio e vivremo rispettando le energie naturali.
giovedì 3 marzo 2016
La differenza tra Positivo/Negativo e Costruttivo/Distruttivo
Positivo e Negativo, le due facce della stessa medaglia.
Gli esseri umani hanno una concezione di positivo associata a tutto ciò che è buono e una di negativo associata a tutto ciò che rappresenta il male. L'Universo invece non fa questa distinzione, entrambe le energie sono in costante movimento e non esistono né buono né cattivo ma solo un intersecarsi di eventi che comprendono tutte le realtà intermedie tra costruttivo e distruttivo.
Le esperienze possono essere vissute in due modi: costruttive o distruttive, che non significa necessariamente bene o male. Queste due parti opposte sono entrambi necessarie perché se restassimo sempre da una sola parte dell'esperienza arriveremmo all'immobilità, che significa morte.
L'energia non sta mai ferma, e noi dobbiamo muoverci con essa tra i due opposti, questo è il normale equilibrio del cosmo. Quello che alcune volte non capiamo è che, per poter usare energia costruttiva, dobbiamo prima distruggere tutte le vecchie strutture. Certe volte quindi distruggere significa aprire la strada a nuove costruzioni. Non restiamo quindi prigionieri dei preconcetti che ci indicano che il positivo va bene ed è necessario, mentre il negativo è inutile. Il negativo esiste perché possiamo determinare quello che vogliamo a partire da quello che non vogliamo. Le esperienze negative passate sono quindi la base che ci permette di non tornare a ripeterle nel futuro.
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